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al testo di Pietro Menditto
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Di noi è tutto vero. Letto nelle lingue di fuoco del bivacco che vedi dalla tua macchina in corsa e il giorno dopo il ricordo t'ha disturbato. E' vero il vero come è vero il falso, lo sbagliato, il re cencioso di gioielli, il bimbo nudo e scalzo; che ti priviamo dei sogni tranquilli, che abbiamo svaligiato la casa a te e a loro, ed è vero l'oro che ti abbiamo tolto solo dopo che pende dal nostro collo, stringe i nostri polsi, ci luccica agli anulari. Stiamo tra gli angeli ribelli e quelli ordinari, prudenti come tutti i delinquenti, e navighiamo senza rotta con le prue taglienti dei nostri profili nobili sulle sabbie mobili del vostro industrioso divenire. La nostra tribù non può morire, perché non abbiamo il vostro cuore: ha forse un cuore il vento, una passione, un po’ d'amore il tempo inesistente, la vita negligente? Siamo l'unica prova nel vuoto che incolmabile è il vuoto. Non ti dice nulla che noi togliamo come il tempo, la morte, Dio tolgono? Pensa di cosa siano privati i gitani, prova una volta a immaginare il mondo senza noi … Tranquillità: quale? Noi siamo nella voragine dove tu potresti inopinatamente finire (no, non ringraziare), siamo le ossa che fanno pieno il sepolcro sempre pronto ad inghiottire uno che s'è un po’ distratto. Tu, nella balìa del tempo, puoi giurare oggi quello che sarai domani? Tu ci osservi da una casa che credi sicura, noi siamo il popolo del terremoto che da sempre dura, di cui non vi accorgete. Se noi siamo di passaggio, voi allora, diteci, di cosa siete? Di noi è tutto vero. E' vero il vero come è vero il falso, il re d'oro cencioso, il bambino scalzo … (2000) |
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